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Lettera di addio a Giulio Andreotti

Signor Andreotti,

questa missiva non la scriviamo ovviamente per lei, ma per noi.
Sano egoismo umanitario.
Si sente dire continuamente “non bisogna parlar male dei morti”.
Diciamo che accettiamo per vera questa affermazione.
Parlar male non ha senso, ma non ha ancor più senso parlarne senza spirito critico.
In tal caso vige una legge ancor più di buon senso: meglio tacere.

Quello che da fastidio, che irrita, che fa incazzare, è che la sana critica venga azzittita in nome del rispetto che meritano le persone al momento della morte. Vero. Mentre stanno morendo. Poi successivamente si fanno le condoglianze alla famiglia e agli amici. Ma se e quando si parla delle azioni del defunto non si usa la sana critica, si manca di rispetto ai vivi, e questo non è solo peggio, ma disumano. Se poi il defunto era un uomo dello Stato come lei, è umano, giusto e corretto giudicarlo per cosa ha fatto per lo Stato. E cosa non ha fatto. Quindi, tornando a noi e a oggi:

a lei, come essere umano, diciamo pace all’anima sua;
alla sua famiglia e ai suoi amici, sentite condoglianze;
a lei come uomo del Potere, diciamo che ci dispiace che se ne sia andato senza spiegare di persona al Popolo (che l’ha finanziato tutta la vita con un buon stipendio) alcune lacune sulla Storia Italiana e che, invece di elencare la lista di domande e critiche che avremmo voluto farle, ci limitiamo a usare un breve brano del nostro libro, il Diario Afgano:
“il potere logora chi non ce l’ha” dice uno di loro (ha la gobba), e io, a lui e a tutti i suoi compagni di merende, dico che il Potere logora di per sé, perché non è mai abbastanza, e logora solo chi lo vuole, solo chi lo desidera, solo chi lo idolatra, sia chi non ce l’ha, perché fa di tutto per averlo, sia chi ce l’ha, perché fa di tutto per non mollarlo. Sono solo poveri esseri logorati dentro. Soli con il loro vuoto. Infetti e dannatamente contagiosi. La Cura? Sempre la solita… annientare la fonte, il potere.”

Ora che sei partito ti diciamo due cose (quando si muore si diventa tutti uguali e il lei sparisce):

1) Non sappiamo cosa ci sia nell’aldilà, forse c’è il nulla e sul nulla c’è niente da dire; forse c’è una divinità che accoglie tutti e tu sarai come tutti, sorridente e felice, uguale a tutti. Ma se per caso la divinità è come quella del libro di Niven (A volte ritorno), forse non sarai molto sereno, anzi, ma almeno, forse, sarai in buona compagnia. Di chi? Il primo nome che ci viene in mente, vediamo… Francesco ti dice niente? No, non quello d’Assisi (ma se togli un lettera e ne aggiungi altre due tu che sei intelligente ci arrivi in fretta…)

2) Ciò per cui verrai ricordato qui non saranno le belle parole di chi copre i posti del potere che per forza di cose hai dovuto mollare (e di quelli che bramano per averlo) e nemmeno il funerale di stato che “forse” ti faranno, ma solo le tue azioni, la tua coerenza e la tua coscienza. C’è da stare allegri.

Detto questo, come lo si dice a tutti, Pace all’anima tua. Forse ne ha più bisogno di altre.

Ma soprattutto Pace a tutti quelli rimasti.
E che la Forza dell’Antipotere sia con voi.

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