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Lettera a Miss Italia: il pensiero non ha curriculum

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Cara Alice, non ci conosciamo ma abbiamo la necessità di scriverti.
Te lo diciamo subito, la lettera è un po’ lunga.
Una settimana fa, quando siamo partiti per l’estero, non sapevamo chi tu fossi. Poi ieri, ci siamo riconnessi con il mondo e siamo stati travolti da fiumi di parole, da uno tsunami generato dalle tue di parole, poche e flebili parole.
Ammettiamo che ne siamo stati colpiti, ma solo per pochi secondi; quello che ci ha spronato discussione è stata la reazione popolare che è la motivazione di questa lettera.

Abbiamo letto la tua spiegazione e ci è piaciuta, parole dedicate alla nonna che sotto i riflettori, sotto le domande incalzanti, sotto la pressione mediatica sono uscite non solo non chiare, ma soprattutto parecchio fraintendibili.
Cara Alice, lo sappiamo, era un concorso di bellezza, non un esame.
Ma il mondo dello spettacolo e della televisione è un luogo dove la vittima serve per fare audience. Entrare in quel mondo è come addentrarsi nella selva oscura, di notte, con predatori affamati, anche se in apparenza gentili. E’ consigliabile avere le spalle coperte, avere fatto esperienza perché se no si rischia di dire o fare cose per cui dopo si pagano le conseguenze (come le stai pagando tu adesso).
La prima cosa da fare di fronte ad un problema è l’analisi, capire l’origine della causa. Se la causa è l’emozione che non regge la pressione, allora devi perseguire e difendere le tue idee e lavorare sul tuo carattere. Se il problema è la difficoltà ad esprimere un concetto, allora devi studiare e leggere. Se, invece, il problema è il pensiero stesso, c’è un sola cosa da fare: alimentare il cervello che è parecchio in crisi.
Il cervello, cara Alice, è l’organo umano più sconosciuto al sapere e in quel buco nero della scienza ha sede l’autocoscienza, dove nascono le emozioni e i pensieri. Il pensiero non ha curriculum, possiamo avere tutte le lauree del mondo, sapere tutto, ma se poi non produciamo un pensiero nostro per poi prendere parte, non andiamo da nessuna parte, anzi, rischiamo di essere schiavi della nostra arroganza e presunzione. Pensare è un atto infinito di elaborazione dati, in continuo movimento e mutazione, per far sì di produrre riflessioni e idee sempre più aggiornate. E per evitare di fermare il pensiero in forme stagne o deviate, è consigliabile leggere, leggere gli scritti e le parole di quelle persone che ci hanno preceduto e condiviso il proprio modo di vedere il mondo, di chi ha raccontato la storia di quelle che la storia l’hanno fatta, così da perseguire la strada di quelle che erano nel giusto ed evitare di commettere gli stessi errori di quelle che erano nello sbagliato.
Per quanto riguarda quello che è nato in rete, tv, radio e affini, guarda il bicchiere mezzo pieno. Approfitta dell’occasione, sia per crescere sia per difenderti.
E il bicchieri mezzo vuoto?
La nostra società, mezza vuota e mezza piena di sé.
Tu volevi il ’42, la nostra società è più vicina al ’21 e il popolo ha tolto mille, siamo tornati al periodo della caccia alle streghe, ogni tanto abbiamo bisogno di trovare uno cattivo a cui addossare la colpa del male del nostro mondo. Anni fa c’era unabomber, con la società urlante addosso per anni, per poi accettare nel pieno silenzio la sua innocenza, oppure quel padre accusato di aver violentato la figlia, a cui abbiamo distrutto la vita per poi non chiedere nemmeno scusa dopo aver scoperto che la lesione era tumorale e non “paterna”. Oggi c’è quello che ha ucciso il leone e poi c’è quell’altro e poi c’è quell’altro ancora.
Poi dopo, tutti  pubblichiamo la foto del bambino morto sulla spiaggia, partecipiamo anche a discussioni in cui siamo tutti esperti, dove discutiamo di tutto, fino alla foto se é reale o se costruita dal giornalista che lo ha spostato. Arriviamo a condividere articoli che nemmeno leggiamo da fonti che nemmeno conosciamo.
Siamo una società che si autocrea disinformazione, convinta di fare la rivoluzione seduta davanti al pc, tablet o smartphone.
Siamo una società che non protesta, ma vuole fotografare la protesta per postare la foto e sognare di ottenere milioni di mi piace.
Siamo una società che ha bisogno dei cattivi per fare quello che vogliamo, come gli indiani (abbiamo dovuto aspettare Soldato Blu per una coscienza di massa), come i comunisti (aver paura dei comunisti in un paese fascista è come aver paura dello yeti mentre si è a mollo in un mare inquinato), come i talebani (come condannare un popolo per un ramo violento presente in ogni società) e ora abbiamo creato e creduto ai supermegacattivi, l’Isis, uomini neri e incappucciati. Così, tutti a parlare di quanto sono cattivi e nessuno che si chiede o che spiega perché gente così povera può essere sempre così equipaggiata, con blindati e jeep sempre nuove, benzina continua, armi a non finire e logistica infinita. E nessuno che si chiede perché l’Italia non dice niente alla Turchia che bombarda l’unico esercito che li combatte, ovvero l’esercito curdo.
Non ci chiediamo il motivo per cui l’Umanità va verso l’autodistruzione.
Cara Alice, il popolo che ora ti da addosso, è lo stesso popolo che da addosso ai politici ed è lo stesso popolo che non fa l’unica cosa che dovrebbe fare: un bell’esame di coscienza, prima personale e poi collettivo, perché non possiamo non partire dal fatto che per mantenere il nostro stile di vita, abbiam bisogno di rubare, prendere, sfruttare per poi lamentarci che arrivano i profughi che etichettiamo per legge clandestini, quando noi stessi siamo la fonte del loro essere, la causa del loro essere.
Questo arrivo di profughi, ed solo l’aperitivo, non è un invasione del “nostro” territorio, ma è una fuga, un esodo dalla “loro” terra macchiata di sangue e di miseria, creata in centinaia di anni di sfruttamento e schiavismo oltre alle sempre presenti e innumerevoli guerre, fatte con delle armi comprate o addirittura donate da noi, che ne siamo i coproduttori.
Ogni guerra serve a mantenere questo sistema sociale che altrimenti non ci potremmo permettere tutto quello che ci permettiamo adesso. E siccome è molto difficile fare questo esame di coscienza, arrivare alla consapevolezza delle nostre azioni, per poi capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, per esempio al chiedersi a chi diamo i nostri soldi, per poter scegliere quotidianamente quali compromessi rifiutare e quali accettare, preferiamo trovare le persone da crocifiggere e stavolta quella sei tu.
Ma non ti preoccupare, il nostro pensiero non è in evoluzione, è semplicemente fermo, abbiamo solo un dito che indica qualcun altro con una memoria presuntuosa e inesistente.
E adesso tutti a puntare un altro dito sulla Germania, sulla Volkswagen, a dire che anche la Germania, bla bla bla… è il retrogusto amaro del “mal comune mezzo gaudio” e nessuno a porsi il problema di perché la storia si ripete. Da sempre tutti a dire che la storia si ripete. La storia, effettivamente, si ripete, non si può negare e noi siamo l’esempio perfetto; noi siamo vivendo la fine dell’impero come quello romano con la differenza che la loro fine è durata 300 anni, la nostra, invece, durerà molto meno, vista la velocità a cui andiamo (e velocità è stata la parola scelta per caratterizzare il secolo scorso).
L’umanità accettando la storia che si ripete ha accettato, come postulato, che la guerra fa parte di noi e che si ripete in ogni sistema sociale.
Essere o non essere: questo è il problema.
Sì, il problema è proprio questo. Se una persona sta male, va in ospedale per mettersi nelle mani di professionisti e artisti della cura e del prendersi cura. Se dopo ogni cura la persona continua a stare male o si assesta per poi ricascarci dentro, non ci sono tante alternative: o il nostro modo di curare non funziona oppure il male è troppo grande per essere curato. Tornando a noi, se il nostro male (la guerra e tutti i soprusi e le violenze) si ripete continuamente, se noi non riusciamo davvero a fare di meglio, per il bene di questa terra e dei suoi milioni di miliardi di altri abitanti. è bene che ci leviamo dalle palle in fretta. Forse magari il buon Dio potrebbe mandare un altro diluvio universale, ma stavolta senza avvertire nessuno! Tanto la vita, con calma, riparte.
Ma se la cura invece fosse sbagliata?
Qual’è il male fisso e regolare che si ripete?
C’è un libro molto lungo, anzi, terribilmente lungo, ma allo stesso tempo “potente”, si chiama “Il Signore degli anelli”, e ce lo spiega benissimo: il male è la sete di potere, la voglia di avere sempre di più.
Tu sei la vittima sacrificale di una società che ha il bisogno di crocifiggerti per incolparti del fatto che non è capace di dare un limite alla propria fame di potere e di ricchezza.
Mettere un limite come regola sociale diminuirebbe le possibilità di cadere in tentazione visto che è un morbo che ci colpisce da sempre (e poi, dopo un po’ che rubi, dove vai?) e aiuterebbe a far star meglio il prossimo, il vicino di casa, quello lontano, quello lontanissimo fino a quello più lontano.
Quindi, cara Alice, tu forse è bene che ti informi, che leggi e che impari tutto quello che puoi e anche di più, per far crescere il tuo pensiero.
Il mondo purtroppo, ha un gran curriculum, ma sembra che non sia in grado di utilizzarlo.
Una cosa è certa, tu hai contribuito a far parlare di un periodo storico e di guerra. e facendo questo, hai già fatto molto più tu che tutti quelli che invece ti cavalcano pubblicamente, per poi vivere di compromessi per mantenere il proprio livello di vita, fino ad arrivare agli sciacalli che gridano allo scandalo per una cazzata detta da una ragazzina in gara non per il suo cervello ma per il suo corpo, per poi contribuire a schiacciare il pulsante della guerra che loro fanno.
Per non parlare degli artisti che gridano estrefatti per poi vendere la loro faccia vendute alle pubblicità del gioco d’azzardo, del Lotto, o delle multinazionali protagoniste dei conflitti mondiali in corso. O dei giornalisti, che non vedono l’ora di trovare il pesciolino (che adesso sei tu, piccola Dory) su cui affondare la loro bava rabbiosa, per poi essere sempre chinati. in ginocchio, di spalle, schiavi dei potenti che loro dovrebbero controllare.
E sotto tutto questo, il popolo felice di sentirsi buono, bravo e colto, insultando una ragazzina di 18 anni che ha detto una cazzata.
Cara Alice, fatti il tuo bel esame di coscienza e studia, ma stai tranquilla, se la vuoi proprio vedere, in questo momento puoi scegliere tra più di cinquanta guerre/guerriglie in corso nella casa dell’umanità chiamata pianeta terra, violentata ovunque dall’Umanità stessa.
E, se poi hai un po’ di pazienza, rischi di trovarti davvero come tua nonna nel ’42, ma con un popolo diverso: quello dei nostri nonni e bisnonni, era un popolo ignorante e consapevole, quindi umile e sempre alla ricerca del miglioramento e capace di resistere. Quello nostro, invece, è ignorante e saccente, arrabbiato e presuntuoso, incapace di rapportarsi con il prossimo. E non è neppure affamato! Pensa se dovesse scarseggiare il pane. Basta poco.
In bocca al lupo, cara Alice.

Pace

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