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Appunti – numero 2

Nell’appunto precedente si è detto che il capitalismo conduce dritto all’individualismo indicando come causa efficente la ricerca del profitto individuale. Vorremmo aggiungere un’altra caratteristica del capitalismo che ha reso l’essere umano occidentale per lo più incapace di vivere in armonia con gli altri: il concetto di libera concorrenza.

Noi pensiamo che attraverso l’affermazione del concetto di libera concorrenza, sia avvenuta una manipolazione della coscienza dell’essere umano rendendola completamente asservita ad interessi che nulla hanno a che fare con la sua stessa natura.

La propaganda e la retorica liberista, attraverso tutti gli strumenti a disposizione del potere (politica, mass media, cultura predominante), ci inculcano continuamente l’idea che senza libera concorrenza non ci sarebbe sviluppo, cioè non verrebbe creata ricchezza.

Tutto ciò non può essere considerato vero.

Lo sviluppo economico è solo l’effetto di un regime economico di libera concorrenza che, secondo i parametri predeterminati dal tipo di società considerata, possa dirsi funzionante nel modo migliore, effetto che, a ben vedere, viene prodotto anche da un sistema economico non in libera concorrenza, anch’esso funzionante in base agli stessi parametri.

Per chiarirsi, mettiamo a confronto due realtà economiche complesse, che si pongono sostanzialmente gli stessi obbiettivi economici (crescita del PIL), ma che si differenziano in quanto l’una più rispettosa del principio di libera concorrenza dell’altra, rispettivamente l’Italia e la Cina. Non mi sembra che ci siano molti dubbi su quale sia l’economia che in questo momento stia andando meglio a livello di produzione di ricchezza.

Quindi, se la capacità di creare ricchezza è solo eventualmente l’effetto di un regime economico in libera concorrenza, qual’è il suo elemento caratterizzante, che lo rende differente da un regime economico non in libera concorrenza?

La risposta sembra abbastanza semplice anche perchè è racchiusa nelle stesse parole che esprimono il concetto: la libertà per chiunque di esercitare il commercio o l’impresa senza limiti.

E il problema sta proprio qui, in questa supposta libertà, eratta a dogma, a comandamento, a sacro principio religioso di quella che non è altro che una religione, il liberismo.

Quello che noi osserviamo nell’esercizio di questa “libertà” non è un qualcosa che possa aiutare l’essere umano ad avere una vita piena, stimolante, ricca di esperienze positive, in armonia con gli altri esseri, con la natura e con se stesso. Tutt’altro. È libertà di sopraffazione, libertà di affermare la propria individualità a scapito degli altri esseri. È la legge del più forte, del più scaltro, del più determinato a perseguire il proprio profitto individuale.

Gli esempi sono tanti, prendiamo il mondo del commercio al dettaglio.

L’effetto più macroscopico della libera concorrenza in ambito commerciale degli ultimi trentanni è stata l’affermazione della grande distribuzione che ha portato alla sistematica chiusura di quasi tutte le botteghe di alimentari, librerie, negozi di giocattoli, drogherie, ferramente, mercerie e via elencando. Dietro alle quali non c’erano macchine, ma esseri umani con le loro famiglie che sono rimaste senza un reddito.

Ma non solo, perché il barbaro sistema della libera concorrenza non miete solo le sue vittime nello scontro del forte con il debole, ma anche nello scontro tra deboli.

Questa “libertà” permette a chiunque di aprire un qualsiasi tipo di esercizio commerciale in qualsiasi luogo della città. Così che, se in una via ad esempio ci sono già tre bar, è possibile aprirne un altro, più luminoso degli altri, più trendy, con una barista particolarmente carina, in grado quindi di attirare la clientela che era già degli altri bar e che conseguentemente vedono diminuire i loro guadagni (magari al punto tale da dover chiudere).

Libera concorrenza quindi, cioè esseri liberi di adottare qualsiasi mezzo per sottrarre ad altri la fonte del loro sostentamento.

Pace

1 commento su “Appunti – numero 2”

  1. Caro,

    era da tempo che volevo interagire con te sui tuoi appunti. Avrei decisamente molta voglia di rispondere ad ognuno dei tuoi stimoli ma parto dalla CINA( non so quando risponderò alle altre): va meglio in meglio termini di produzione di ricchezza perché è più competitiva sul mercato: quando hai centinaia di milioni di lavoratori che lavorano senza diritti la LIBERA CONCORRENZA SEI TU. Sei tu che annacqui il mercato e affoghi tutto, diventando competitivo facendo concorrenza sul fattore costo. L’Italia questo non è in grado di farlo, dovrebbe ripensare tutto, realizzare “adeguamenti strutturali” rispetto alle diverse condizioni del contesto produttivo: CONCORRERE SU ALTRI FATTORI: gli uomini, i diritti del lavoro, l’organizzazione, il valore dei prodotti……
    In questo senso WW Adriano Olivetti…
    Achissà….

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